Sarah Felberbaum (Sette – marzo 2012)

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Alta, occhi verdi, fettoni. Voce pacata e risata libera. Sarah Felberbaum, 31 anni, ex presentatrice tv, attrice, è stata al fianco di Toni Servillo nel Gioiellino e ora sta per sbarcare in forze nelle nostre case. Sarà la protagonista femminile del Giovane Montalbano su Raiuno e poi, sempre sull’ammiraglia della tv di Stato, duetterà con Alessandro Gassman nella Grande Famiglia. La incontro in un albergo di Roma centro. Mentre parliamo un signore si aggira fischiettando tra i divani della hall. L’attrice commenta: «È Mascagni». Ogni tanto accosta la mano sinistra alla bocca. Chiedo: «Quello che hai all’anulare è un brillante impegnativo. È un regalo di Daniele De Rossi, il centrocampista della Roma?». Risposta: «Ero indecisa se togliermelo prima di venire qui, ma poi non mi è sembrato il caso». Sarah raggiunge picchi di sincerità quasi eccessivi. Eccola di fronte all’esame per la perfetta fidanzata camilleriana di Montalbano.
Che cosa sono i cabasisi?
«Qualcosa che si mangia?».
Non esattamente. Sono i testicoli. Finisci di declinare: io sacciu, tu sai, iddu…
«Non lo so. Non sono stata in Sicilia abbastanza».
Iddu sape. Ma prima di girare la fiction hai studiato un po’ Camilleri?
«Ho visto qualche puntata. Soprattutto quelle vecchie in cui c’è Livia, la compagna di Montalbano. Io interpreto lei da giovane».
Livia, la donna nordica. Tu sei una donna nordica di cultura anglosassone anche nella realtà.
«Padre newyorkese e madre londinese».
Questa intervista esce l’8 marzo. Come hai vissuto il dibattito degli ultimi due anni sulle donne in Italia?
«Con un po’ di scetticismo».
Hai seguito la campagna sul “corpo delle donne”? Le polemiche sul bunga bunga…
«Sì, certo. Non dico che non me ne freghi niente… Anzi. Ma penso che troppo spesso si parla, si parla, ma poi non cambia nulla. Sono le donne a doversi muovere concretamente. Con iniziative come Se non ora quando, ma anche con l’esempio quotidiano».
Esempi quotidiani. Berlusconi ti invita a cena…
«Non ci vado».
Neanche se fosse una “cena elegante”?
«Non vorrei vedere il mio nome associato a certe situazioni. Dici che dovrei essere più diplomatica?».
Hai mai ricevuto avances da qualche produttore?
«Ho ricevuto inviti sospetti, che ho rifiutato. Piuttosto che scendere a compromessi, preferisco cambiare mestiere. Mi reinvento».
Chi è la donna italiana ideale?
«Monica Vitti. Talentuosa e leggera».
Sei favorevole o contraria alle quote rosa?
«Sono favorevole alla presenza delle donne nelle istituzioni, nella politica, nei Cda delle imprese… È la base della democrazia. Ma vorrei che ci stessero per le loro idee. Non vorrei veder avanzare donne che non hanno niente da dire. Non credo che Emma Marcegaglia, Elsa Fornero e Susanna Camusso abbiano avuto bisogno delle quote rosa. Loro sono leader per le loro idee e per la loro grinta».
Giusto. Ma gli spazi per le donne in Italia sembrano ridotti.
«Per le donne italiane è tutto più complicato. Basta vedere la vicenda delle lavoratrici incinte (e a partita Iva) della Rai a cui non veniva rinnovato il contratto. Ma credo anche che l’Italia sia pronta per un premier donna. Altro che Monti, Passera e compagnia…».
Donne grintose. Tu lo sei?
«Mi considero abbastanza insicura. A ogni provino sento una voce che mi sussurra: “Non ce la farai mai”. Non faccio molto teatro anche per questo: la scena mi mette il panico».
Per un’attrice potrebbe essere un problema.
«Con questa insicurezza non ci convivo bene. Ma qualche pro nell’essere insicuri c’è».
Sarah e l’elogio dell’insicurezza.
«L’insicurezza ti umanizza. E soprattutto ti costringe a prepararti alla perfezione. Se non so esattamente che cosa mi circonda e dove sto andando, non posso cominciare a girare una scena. Ho un’ansietta perenne. E poi, questa insicurezza mi costringe a sconfiggere la pigrizia».
Sei pigra?
«Ogni tanto mi regalo giornate di grande svacco».
L’ultima volta che è successo?
«Alla fine delle riprese della Grande Famiglia».
Parli spesso della tua di grande famiglia: Harvey, tuo padre, americano di origini russo-ungheresi. Paulyne, tua madre, inglese…
«Ho letto spesso molte inesattezze».
Di che tipo?
«Gira una ricostruzione fantasiosa della mia infanzia per cui sarei arrivata in Italia a quindici anni».
Invece?
«Sono nata in Inghilterra, ma ho sempre vissuto qui».
Che studi hai fatto?
«Scuole americane e private. Ne ho cambiate molte».
Hai cominciato a lavorare a 15 anni.
«Una signora che frequentava lo stesso circolo sportivo di mio padre e lavorava per Fendi mi propose di sfilare. Per qualche anno ho fatto la modella».
Hai raccontato di aver sfiorato l’anoressia.
«Ho avuto momenti difficili. E per un po’ sono stata una fisarmonica: magra, paffuta, magra, paffuta…».
Sfileresti ancora?
«L’ho fatto per beneficenza l’anno scorso. Per Alberta Ferretti, la mia preferita. Sembravo un pezzo di legno».
Per qualche anno hai fatto la presentatrice.
«E non lo rifarei più».
Hai cominciato con “Top of the Pops”, una trasmissione musicale di Raidue.
«E ho finito con Unomattina Estate. Poi un giorno mi sono svegliata e ho detto che quella roba non faceva per me. Dissi no a parecchie offerte».
Un esempio?
«Mi chiesero se volevo condurre con Massimo Giletti il pomeridiano Casa Raiuno…».
“Ballando con le stelle” lo condurresti?
«Ho rifiutato due volte di partecipare come concorrente».
Non presenteresti nemmeno Sanremo?
«Sanremo è Sanremo. Ci andrei se mi facessero scendere le scale sul palco in anfibi, o scalza, come ha fatto Geppi Cucciari. I tacchi non li amo».
Dopo il periodo da presentatrice ti sei data alla fiction.
«Già. Ma non mi sono mai sentita una predestinata. Molte mie colleghe raccontano la loro giovinezza come una ineluttabile strada verso la carriera di attrice. Io, semplicemente, amo il cinema e le emozioni che dà. A ventuno anni, prima mi sono messa a studiare recitazione, con l’attrice Gisella Burinato, poi ho cominciato a fare provini. Mi presero per Caterina e le sue figlie. Con Virna Lisi. Lei è stata una grande maestra».
Ti ha insegnato i trucchi del mestiere?
«No. Sul set era molto professionale nel modo di gestire il rapporto con la troupe. Per tutti era “la signora Lisi”».
Sei stata anche “La figlia di Elisa”, nel sequel di “Elisa di Rivombrosa”.
«Non è stato un grande successo».
Di solito gli attori non lo ammettono.
«I numeri sono numeri».
È vero che parteciperai a “La figlia di Elisa 2”?
«Col cacchio».
Qual è la fiction che non rifaresti?
«Forse Giorni da leone 2. Non è venuta un granché».
Fai molti provini?
«Vado a quelli che mi sembrano più interessanti».
Il provino più difficile?
«Quello per Il gioiellino. Quando ho visto entrare Toni Servillo, che per me è un mito, mi si è bloccato il cuore. Aveva il sigaro tra i denti e le prime parole che ha detto sono state: “Mi rode il culo”. Pensai: “Signore mio, è finita”. Invece…».
Un provino che hai lisciato?
«Quello per il primo film di Checco Zalone».
Non molto lungimirante: Zalone ha sbancato.
«Lo so. Ma in quel periodo stavo girando altro. E poi ero più snob di quanto non lo sia oggi».
Lo faresti un cinepanettone?
«In linea di massima… no».
Il regista con cui vorresti lavorare?
«Darren Aronofsky e Matteo Garrone».
L’attore con cui vorresti duettare?
«In questo momento ho una cotta professionale per Marco Giallini. Mi piace come riesce a far comparire all’improvviso la freddezza e la cattiveria nei suoi occhi e farla scomparire un secondo dopo. Aggiungo Filippo Timi. Ma con lui avrei dei problemi. Chi ammiro troppo mi spaventa».
Tra le star internazionali?
«Javier Bardem e Sir Ben Kingsley».
A cena col nemico?
«Con George W. Bush. Vorrei farci giusto due chiacchiere».
Pensavo che mi dicessi Hernanes, il “profeta” della Lazio.
«Pensavi male. Io non vivo di calcio».
Ma sei fidanzata con De Rossi, pilastro della Roma.
«Quando l’ho conosciuto non sapevo neanche chi fosse».
Beato chi ci crede.
«Te lo giuro. Ero in un ristorante di Roma centro. Arriva al tavolo questo ragazzo e tutti intorno cominciano a bisbigliare. Io vado al bancone e un amico barista mi dice: “Ma lo sai chi è quello?”».
Hai un clan di amici?
«Sono gli stessi da venti anni. Ne cito due: Barbara, che ho conosciuto in quarta elementare, e Ilaria. È lei che mi ha insegnato che cos’è il fuorigioco».
Che cosa è il fuorigioco?
«Una linea immaginaria…».
La domenica vai allo stadio?
«Solo se riesco a organizzare un gruppo divertente di amici».
Non frequenti fidanzate e mogli degli altri calciatori?
«Non ne conosco. Una volta ho portato mio padre allo stadio. Ha fatto l’ingresso all’Olimpico con un panama in testa. Molto affascinante».
Hai un rapporto strettissimo con tuo padre. Una volta hai detto che con lui parli anche di sesso.
«Con i miei genitori non ho mai avuto tabù. Mi pare una cosa sana».
L’errore più grande che hai fatto?
«In linea di massima rifarei tutto quello che ho fatto».
Che cosa guardi in tv?
«Sono fissata con le serie tv, da quando sono bambina. Le guardo in lingua originale: Boardwalk Empire, Lie to me…».
Passi le serate davanti al televisore?
«No. Registro. E poi faccio grandi full immersion quando Daniele è in trasferta».
Il film preferito?
«Una moglie di John Cassavetes con un’immensa Gena Rowlands».
La canzone?
«Il concerto per violoncello di Edward Elgar. Un pezzo classico».
Suoni qualche strumento?
«Ho studiato pianoforte, ma poi ho abbandonato».
Il libro?
«Anime alla deriva di Richard Mason. Leggendolo ho capito per la prima volta che cosa ti può dare un libro».
Conosci l’articolo 12 della Costituzione?
«No, dai. Conosco il primo e il terzo, quello per cui siamo tutti uguali di fronte alla legge».
Il dodicesimo è l’articolo che descrive la bandiera italiana.
«Non sono esattamente patriottica».
Hai il passaporto inglese e americano. Ai prossimi Europei per chi tiferai?
«Italia. Ho un nazionale nel cuore».
Sai che cos’è Twitter?
«Sì, ma non lo frequento».
Conosci i confini della Libia?
«Mortacci! No».

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